The Wind Rises – Recensione
Quando le aspettative sono alte è difficile riprendersi da una cocente delusione e questo è quello che è accaduto con The wind rises di Hayao Miyazaki. Il film è infatti più meccanicita’ che emozione e poesia, come ci aveva fin da sempre abituato, portando al Lido il suo peggior lavoro.
Jiro è un ingegnere che progetta aeroplani con il sogno di costruire uno dei mezzi più veloci che il Giappone abbia mai posseduto. Un giorno durante un terremoto che colpisce Tokyo, il ragazzo aiuta la signorina Nahoko. Passati degli anni i due si reicontreranno e si innamoreranno all’ombra di una tragedia che sta per colpire la coppia.
The wind rises non rinuncia a tematiche care al maestro come, e soprattutto, quelle di riferimento ambientale. Come per “Il mio vicino Totoro”, Miyazaki pone l’attenzione sulle problematiche legate alla natura e come essa sia co-protagonista e fautrice degli eventi più importanti che toccano i protagonisti.
Il terremoto distruttivo li farà, infatti, incontrare mentre il vento sarà presente per l’intera pellicola come forza che sospinge Jiro e Nahoko ad andare avanti nonostante tutto. La stessa ragazza è come il vento: passeggera, ma che scombina il cuore e l’intera esistenza di Jiro.
“Si alza il vento, bisogna tentare di vivere” si continua a ripere ed è questo il principale bisogno del maestro che, raggiunti i 70 anni, ha ancora voglia di vivere e invitare gli altri a fare lo stesso nonostante gli ostacoli continui della vita.
Cosa non funziona quindi? Il ritmo e la scelta di concentrarsi troppo sulle strutture d’ingegneria degli aeroplani, coloro che fanno del vento il proprio migliore amico. Questo purtroppo pesa sull’elemento poetico della pellicola, che finisce per concentrarsi tutto verso la fine con la (classica) tragica storia d’amore dei due innamorati.
Anche qui, però, qualcosa non gira come dovrebbe con momenti senza alcun significato e salti temporali non segnalati (esempio: prima vediamo Jiro trovare un nuovo lavoro, scena dopo, senza che si potesse comprendere se non dalle parole del protagonista, sono già passati 5 anni).
Se il maestro avesse deciso di regalare più spazio all’amore piuttosto che all’ingegneria, ne sarebbe uscita una pellicola dolce, romantica, dove l’elemento magico, da sempre presente nella produzione di Miyazaki, sarebbe stato semplicemente l’amore. Ma The wind rises è una pellicola fortemente legata alla realtà e alle forze naturali, tra cui inserisce lo stesso amore, che però dà troppo spazio alla macchina piuttosto che al cuore, finendo per essere un film freddo, a tratti sconclusionato, che non si ha il coraggio di stroncare in maniera completa perché produzione di un grande maestro che per anni ci ha fatto sognare.
Sara Prian