The Witch – Recensione
Miti, storie, leggende sul diavolo, sulle forze del male, sulla magia nera e le streghe che la praticano, il cinema è pieno di queste pellicole, quella in sala ora però, The Witch di Robert Eggers, è uno dei pochi horror, che forse tale non dovrebbe essere definito, che con quella carica emotiva, psicologica e visiva, riesce a trattenere lo spettatore in bilico, creando la giusta suspense.
Ad essere protagonista della storia è una famiglia di padri pellegrini, inglesi emigrati in America, che vengono allontanati dalla loro colonia perché protestanti. Padre, madre e i loro cinque figli vanno così a vivere in una casupola a ridosso del bosco, ma ben presto scopriranno di non essere soli: il neonato Samuel viene rapito e subito pensano sia stato il lupo o una strega malvagia, il raccolto va male e uno dei fratelli più grandi scompare nel bosco.
Storia con la s maiuscola e fiaba dei fratelli Grimm si mescolano insieme, dando vita a The Witch una parabola del Bene e del Male, così come della purezza e del peccato. Le forze oscure sono fin dall’inizio in agguato, i volti della famiglia sono segnati dalla cupidigia e dall’assoluta prostrazione a Dio a dispetto della Chiesa.
La dottrina cristiana è pane quotidiano di questa famiglia, che vive di baratto e si affida all’Altissimo; il peccato è invece la mano oscura che preme sul tetto della loro fattoria. L’unica che pare avanzare qualche dubbio sul loro credo è la figlia maggiore, Thomasin. Capro espiatorio, la ragazza si rende vittima del vero orrore della storia, che non è il soprannaturale, bensì la famiglia, genitori e fratelli che la incolpano ingiustamente, la detestano e la feriscono.
Nel film, Hansel e Gretel e Cappuccetto Rosso, si incontrano con le sacre scritture e le parabole e il soprannaturale diventano così realtà. L’atmosfera angosciante e di imminente implosione, sono magnificamente rese dalla brillante regia e narrazione: sin dai primi fotogrammi, viene dimostrata infatti grande attenzione ai dettagli, così come alla ricerca storica e mitologica.
Si vede sin da subito che il lavoro di Eggers e della sua squadra è stato certosino. Molti dei dialoghi, come spiega al termine del film, sono infatti tratti da quanto ritrovato su documenti dell’epoca. Ad aiutare Eggers, è però anche la magnifica fotografia bucolica di Jarin Blaschk e le musiche bellissime e inquietanti di Mark Korven, che creano la giusta atmosfera disturbante per non parlare di un cast ben amalgamato e convincente.
Cupo, ossessivo, sconvolgente nella sua staticità scenografica, ma in continua evoluzione narrativa, sensazionale e visiva, The Witch è il miglior prodotto del genere horror/soprannaturale degli ultimi tempi. Una pellicola che i cinefili apprezzeranno in particolar modo.
Alice Bianco