Thor: The Dark World – Recensione
Mescolando le atmosfere da Game of Thrones (di cui è stato regista) con quelle tolkeniane de “Lo Hobbit” e fantascientifiche di “Star Wars”, Alan Taylor ci regala un Thor rinnovato, ricco di sfumature, divertimento e azione.
Il dio del Tuono (Chris Hemsworth) si trova questa volta impegnato a riportare l’ordine tra i pianeti quando una dinastia di Elfi Oscuri, guidati da Malekith (Christopher Eccleston) è decisa a far piombare l’universo nell’oscurità. Cercando l’aiuto del fratello traditore Loki (Tom Hiddleston) e l’appoggio dell’amata Jane Foster (Natalie Portman), Thor dovrà sacrificare ciò che gli è più caro per riportare la pace negli universi.
Si potrebbe tranquillamente definire “Thor: The Dark World” con una sola parola: uno spasso. Sì perché quello che riesce a fare Alan Taylor, dove aveva fallito purtroppo Kenneth Branagh, è inserire anche nelle scene più drammatiche un tocco di ironia che, per ora, era appartenuta solamente alla saga di Iron Man e a Tony Stark.
Ora anche qui si riesce a sorridere e a ridere grazie ad alcune trovate geniali, la scena della metropolitana è già un must, e a duetti ed interpretazioni irresistibili. Tutti i personaggi in campo, infatti, sembrano prendere allo stesso tempo con ironia e serietà i propri ruoli, ma vedere una Natalie Portman, sempre più poliedrica, così pronta alla battuta è già di per sé uno spettacolo! I momenti in cui in scena c’è Tom Hiddleston, magnetizzano l’attenzione completamente su Loki e i battibecchi con Thor sono davvero scritti con intelligenza, così come i personaggi di Darcy (Kat Dennings) e del dottor Eik Selvig (Stellan Skarsgård) riescono a divertire con spensieratezza lo spettatore.
“Thor: The Dark World” non si presenta, infatti, come un’opera seria, ma sa benissimo di essere nato per intrattenere e lo fa nel migliore dei modi, mescolando scene d’azione, a battute intelligenti, personaggi costruiti con sapienza e a tutto tondo con omaggi al cinema che fu (Fandral, interpretato da un biondissimo Zachary “Chuck” Levi, ricorda moltissimo Errol Flynn e le opere di cappa e spada) e con, soprattutto, una sceneggiatura davvero ben scritta.
La struttura narrativa, infatti, si articola in maniera fluida, ma non così semplice come può sembrare ad un primo sguardo. Loki, diventa il personaggio con cui Alan Taylor si diverte a mischiare la magia registica, con quella della sceneggiatura, sviando, attraverso dei trucchi visivi, la storia, facendo credere allo spettatore una cosa per poi truffarlo inconsciamente.
Le continue illusioni che il personaggio di Tom Hiddleston crea, infatti, diventano un pretesto per creare un’illusione nella struttura narrativa che viene svelata solamente nel finale, ma che lascia lo spettatore a ripercorrere a ritroso le scene da lui viste per capire il momento in cui, il trucco di magia è avvenuto sotto i suoi occhi.
Il miglior Thor di sempre quello che ci regala Taylor che in meno di due ore sforna una pellicola piena di elementi che rimarranno nel cuore dei fans e non solo. Attenzione, oltre al classico cammeo di Stan Lee, vi aspetterà un’altra apparizione del tutto inaspettato dal mondo Marvel.
Sara Prian