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Titeuf, il film – Recensione

Un Charlie Brown europeo. Questo è Titeuf, che sbarca nelle sale italiane con due anni di ritardo, mostrando il mondo tanto complesso dei grandi attraverso gli occhi dei bambini.

Il film risulta immediatamente meno pungente rispetto alle strisce o della serie tv, cercando di far convivere il buon costume con l’irruenza del simpatico protagonista e del suo gruppo di amici. Ma quello che, più di tutto, risulta interessante è come il film di Zep riesca ad offrire ad uno spettatore (sicuramente più adulto che bambino) uno spaccato di vita e di società attuale.

Nato agli inizi degli anni Novanta, il personaggio di Titeuf riesce ancora a parlarci con ironia, ma anche un pizzico di malinconia delle situazioni che affliggono milioni di ragazzini e famiglie in tutto il mondo: il padre e la madre non riescono più a trovare un punto d’incontro, l’amore gli volta le spalle e i bulli si fanno beffe di lui.

Il protagonista assieme ai suoi amici vive nella continua ricerca di trovare una soluzione ai problemi dei grandi, proiettandosi così continuamente nella vita adulta della quale, però, poco capiscono. Per tutti loro, e per Titeuf in primis, il mondo dei grandi è una macchina incomprensibile, ricca di meccanismi senza senso, dove per pensare ai propri problemi bisogna prendersi del tempo a allontanarsi dalle persone che si amano.

I personaggi che occupano il mondo di Zep cercando di essere adulti, ma rimangono fortemente (e fortunatamente) ancorati alla loro innocenza di bambini dove l’azione si sostituisce alla riflessione. E anche quando ci si ritrova, per forza di cose, a pensare, in una struttura costruita sui “se” e sui “ma”, ecco che sbrigativamente si trova una risposta tranquillizzante.

Perché gli adulti devono sempre riflettere sulle proprie emozioni e sentimenti? Non sarebbe meglio agire? Questo si domanda Titeuf, raccontando una storia comune a moltissimi ragazzi, dove saranno proprio gli adulti a far la fine degli infantili. Perché quando si cresce, sembra dirci Zep, tutto si complica, si aggiungono delle rotelle nel nostro cervello che frenano nell’agire, ma ci portano a rimuginare, a pensare, probabilmente più del necessario.

“Titeuf – Il film” cerca di far ritrovare quella innocenza, ingenuità agli adulti, ricordando loro com’erano, ma contemporaneamente dà coraggio e risposte ai più giovani che si pongono le stesse domande del carismatico ciuffo biondo.

Una storia fatta per i grandi, ma soprattutto per dar voce ai più piccoli che non riescono ad esprimere le loro paure ed insicurezze, con una piccola pecca: quella di rivolgersi più ad un pubblico di maschietti che alle femminucce.

Sara Prian

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