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Torneranno i prati – Recensione

Semplicità, poesia e drammaticità, di questo si compone la nuova fatica del maestro italiano, Ermanno Olmi. Una pellicola, Torneranno i prati, che commemora il centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale e, decidendo di concentrarsi in particolare su un avamposto d’alta quota, con un gruppo di militari italiani che combatte a pochi metri di distanza dalla trincea austriaca, da’ vita ad un’opera naturale e genuina, che colpisce al cuore e si può riassumere con il detto “in guerra si combatte ad armi pari”.
“Così vicina che pare di udire il loro respiro”, da questa citazione è facile capire come i due fronti nemici, diversi per lingua e radici nazionali, in campo si trovino però a tu per tu, a dividerli solo la terra di nessuno e ad accomunarli il medesimo senso di colpa l’uno verso l’altro.
Intorno a loro solo neve e silenzio e dentro alla trincea, il freddo, la paura e la stanchezza. Dall’alto intanto, arrivano gli ordini insensati di qualche generale, seduto in un ufficio al caldo. Da entrambe le parti la situazione è questa e i nemici, giovani soldati costretti a combattere, raccontano il proprio dramma.
La storia, scritta dallo stesso Olmi, ha infatti la particolarità di andare al di là dei confini delle trincee e anche delle ideologie nazionaliste, piuttosto rende veri e comuni i problemi dei soldati di entrambi gli schieramenti, i veri protagonisti della guerra.
I sogni e le speranze di quei giovani, vennero strappate via e tutta quella belligeranza causò soltanto autodistruzione. È infatti proprio la malinconia del paesaggio e quella impressa nei volti degli attori ad imprimere nella pellicola quel sentimentalismo e poesia, sufficienti a decretare la qualità dell’opera.
Ottima anche la fotografia, che permette allo spettatore di entrare in comunione con l’ambiente e le emozioni dei protagonisti. Funzionali anche alcune inquadrature ad hoc, soprattutto quelle in macchina, con le quali gli attori creano quel legame con lo spettatore.
A colpire, di questa pellicola, è però senza dubbio l’atteggiamento antimilitarista di Olmi, la sua volontà di rappresentare senza rancori questa guerra, ma non solo. Torneranno i prati non è infatti un film tipico del genere storico e nemmeno d’azione, si imprime negli occhi e nel cuore, per i suoi lunghi silenzi, per i suoi trompe l’oeil perfezionati dalla scenografia di Giuseppe Pirrotta e dai costumi di Andrea Cavalletto. Un racconto disperato e semplice di uomo di un tempo, che guarda al passato col timore che non venga più ricordato, ma ha ancora voglia di narrarlo e lo fa con il suo intramontabile stile.

Alice Bianco

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