Tra cinque minuti in scena – Recensione
Tratto da una storia vera, Tra cinque minuti in scena, è l’esordio della regista Laura Chiossone alle prese con un lungometraggio dopo tanti corti e, come prima prova, dimostra di saper utilizzare bene il mezzo cinematografico e soprattutto una grande sensibilità.
Milano. Gianna (Gianna Coletti), attrice di teatro, si divide fra l’accudire la madre (Anna Coletti) molto anziana e le prove di uno spettacolo che, sotto forma di commedia, mette in scena proprio il rapporto di una una donna, con un’altra, in là con gli anni. Non è facile per lei conciliare le due cose così come non è facile per la compagnia riuscire ad arrivare alla prima, perché i finanziamenti sono sempre di meno.
Il contesto che delinea la regista, assieme allo sceneggiatore Giovanni Scotti, non è assolutamente il solito a cui siamo abituati della Milano bene, bensì una più popolare periferia, abitata da persone come Gianna, semplici, alle prese con i sacrifici quotidiani, spazi ristretti in cui vivere e un immenso amore da donare, quello che dimostra alla madre occupandosi di lei, quello riservato al teatro e ad uomo.
Difficoltà, crisi economica, ostacoli, sopravvivere allo Stato, quello italiano che non fa nulla per aiutare le piccole compagnie teatrali e più in generale alla vita, fra mille problemi quotidiani. Questo è Tra cinque minuti in scena, una pellicola che fa si che il cinema diventi specchio sul quale è il teatro a riflettersi, così come quest’ultimo, che diventa strumento per ragionare sulla vita.
Il rapporto madre-figlia è ovviamente l’asse portante della pellicola, che con un pizzico di ironia riesce a coinvolgere lo spettatore, a farlo emozionare e a calarsi in prima persona nei panni di personaggi reali, che fanno parte di quel nuovo realismo italiano, di coloro che come noi, sono persone normali, con problemi e sogni nel cassetto.
Realtà che quindi viene toccata anche dalla finzione, quella teatrale, che trova però nella quotidianità la sua fonte più grande di ispirazione. A sua volta però, anche lo spettacolo messo in scena sarà condizionato dalla problematica economica e quindi dovrà fare i conti con la sua stessa sorgente creatrice.
Scena chiave che vede unirsi realtà e finzione è proprio quella in cui l’attrice protagonista, con la sua vera madre, Anna Coletti, ripassano alcune battute dello spettacolo: nel ruolo di se stesse, ma recitando delle frasi scritte, create artificialmente.
Riprendendo il tema della vecchiaia e della malattia del film Amour (2012) di Haneke, Tra cinque minuti in scena si differenzia però per la sua particolarità di saper affrontare il problema, vedendolo da un punto di vista più ironico, ne risulta quindi un film che è dramma-commedia, esattamente come lo spettacolo imbastito dalla compagnia teatrale di cui fa parte Gianna.
Il film, inoltre, puntando tutto sulla capacità umana di saper affrontare i problemi, appare come un inno ed una spinta a farcela, diretta ad un pubblico italiano, che ora come ora sembra proprio aver bisogno di incoraggiamento e di vedere anche sullo schermo, degli esempi positivi da seguire.
Alice Bianco