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Tutto sua madre – Recensione

Siamo di fronte a un gioco. Di ruoli, di sesso, di età. Una commedia irresistibile che vede il suo camaleontico interprete-regista-sceneggiatore passare da un’età all’altra, da un sesso all’altro, da una scenografia all’altra, in un intelligente girotondo alla ricerca di una semplice verità.
L’almodovariano titolo italiano, Tutto sua madre, inganna parecchio o comunque è meno significativo dell’originale Les Garçons e Guillaume, à table!, evocativa chiamata di mamma a tavola.
Lo stupefacente talento istrionico di Guillaume Gallienne se la canta e se la suona nel doppio ruolo di sé stesso e di sua madre. Tratto dall’omonima pièce teatrale andata in scena con grande successo in Francia, il film, presentato all’ultimo Festival di Cannes nella sezione “Quinzaine des réalisateurs” , racconta la vera storia di Guillaume e del legame speciale con sua mamma. Fin da piccolo, il protagonista rimase colpito da quel modo di chiamare i figli a tavola: “I maschi e Guillaume!”. Proprio quella congiunzione, quell’ “e” , lo ha marchiato come un “diverso” facendogli credere che, per restare unico agli occhi di una madre straordinaria anche se non tenera e distinguersi da quella “massa anonima” di maschi, non doveva diventare uno di loro.
Ed eccoci al film, Guillaume è un ragazzo che ama sua madre in maniera totalizzante tanto da confondersi con lei. Ne imita i gesti, la voce, e ne replica i modi autoritari. Lontanissimo dal padre e dai fratelli, Guillaume inizia ad avere dubbi sulla sua sessualità. Sempre più vicino a essere una ragazza, nei comportamenti e nella sensibilità, da solo nella sua stanza imita la principessa Sissi e l’Arciduchessa Sofia di Baviera. Il protagonista viene considerato sempre più come un “diverso” da tutti: la sua famiglia imbarazzata lo manda in un collegio maschile dove diviene oggetto di derisione da parte dei maschi. Scoprirà a sua spese, tra le disavventure in una SPA in Baviera, le visite per il militare, sedute di psicanalisi e colloqui con ufficiali medici, la sua vera identità. Una volta che l’avrà capita, troverà anche il suo posto sul palcoscenico di un teatro e della vita.
Guillaume è un ragazzo cresciuto nel mito di una madre ingombrante che ha proiettato su di lui il desiderio di avere una figlia femmina. L’attore francese mette in scena (il film significativamente si apre e si chiude su un palcoscenico teatrale) una commedia autobiografica sulla sua personalissima ricerca d’identità rivivendo il suo difficile percorso (interiore ed esteriore). Ed ecco il viaggio compiuto dal protagonista in cerca di sé stesso fra luoghi e persone che ne hanno condizionato le scelte. Fino ad arrivare alla scoperta della sua (inconsapevole) eterosessualità e dell’amore vero.
Cinematograficamente debitore dell’Edipo relitto di Woody Allen (episodio inserito nel film collettivo New York Stories del 1989), il film presenta una figura materna meno incombente affettivamente di quella ‘alleniana’ ma ugualmente ingombrante, una donna dal tratto mascolino e dal piglio risoluto che riversa sul figlio un eccessivo affetto facendogli pesare il fardello delle sue carenze. E così in quella che lui stesso definisce “ostinazione” a essere prima una donna, poi un omosessuale, e corrispondere a ciò che ci si aspetta da lui, il protagonista vive situazioni delicate, imbarazzanti, a volte irresistibili.
Membro della Comédie Française, Gallienne in teatro ha interpretato tutti i ruoli mentre nel film riserva per sé quello del protagonista e di sua madre facendo da assoluto mattatore di una ricerca comica e un po’ surreale. Ballerina andalusa di sevillana, Principessa Sissi, Arciduchessa Sofia, tante sono le identità femminili rese alla perfezione dal trasformismo dell’attore.
Vero “coming out al contrario” da cui emerge a sorpresa “un’epifania di normalità”, che in fondo altro non è che la verità personale del protagonista, il film è la storia soggettiva di un artista alla ricerca di quelle emozioni che, a suo stesso dire, lo hanno plasmato, ma è anche un vero inno alle donne.  
Sottile e raffinato eppure sfrontato e senza peli sulla lingua, il film procede in un crescendo di situazioni comiche e talvolta esilaranti. Una pellicola diversa e originale, che riesce a toccare il delicato tema dell’identità sessuale con una grazia incomparabile, come solo in terra d’Oltralpe sanno fare.

Elena Bartoni
 

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