Un Boss in Salotto – Recensione
Dopo Benvenuti al Sud (2010) e Benvenuti al Nord (2012) ritorna sullo schermo un’altra divertentissima commedia firmata dal regista Luca Miniero, che ancora una volta pone al centro l’eterna diatriba nazionale con protagoniste le due facce d’Italia e grazie al bravissimo cast e alle funzionali gags, risate e momenti di spensieratezza sono assicurati.
Cristina (Paola Cortellesi) abita in un piccolo paesino del Nord assieme alla sua famiglia “perfetta” composta dal marito, Michele Coso (Luca Argentero) e dai loro due splendidi figli, Vittorio (Saul Nanni) e Fortuna (Lavinia De’ Cocci). Un giorno viene convocata in Questura e scopre che il fratello che non vede da 15 anni, Ciro Cimmaruta (Rocco Papaleo) è implicato in un processo di camorra e ha chiesto di poter trascorrere gli arresti domiciliari a casa della sorella. Cristina, non del tutto convinta, accetta comunque di ospitarlo e da quel momento i suoi piani e l’ordinatissima routine dei Coso, verranno letteralmente sconvolti.
Freddo Nord/solare Sud, bene/male, ordine/baraonda, perfezione/difetti, Un boss in salotto gioca tutto sull’alternanza di questi elementi, mostrando però le due facce della stessa medaglia, quella di un’Italia perennemente ancorata ai pregiudizi e alle convinzioni, che vede il Sud come terra di criminali e il Nord come terra di gente onesta che pensa al lavoro e al benessere.
Miniero e Federica Pontremoli tuttavia, hanno voluto rimanere in territorio neutrale, creando una sceneggiatura che potesse far riflettere sia lo spettatore del Nord che del Sud, ponendo in primo piano proprio la differenza fra una rinnegante sudista Cristina/Carmela e un orgoglioso Ciro, l’esempio del meridionale additato e visto sempre in un certo modo e quella del perfetto ed ordinato marito e padre settentrionale, Michele, un tutt’altro che meritevole pubblicitario di successo, alle prese con il mutuo e i debiti.
Nonostante quindi il perdurare dell’argomento già proposto nel precedente dittico Benvenuti al Sud/Benvenuti al Nord, con questa pellicola, Miniero riesce comunque a ridare vigore al tema, ponendo al centro il nucleo famigliare e soprattutto dando allo spettatore la possibilità di riflettere con positività su arcaiche opinioni che ora è tempo di accantonare, ritrovandoci un po’ tutti sulla stessa barca.
Perfetto nel suo piccolo e nella sua semplicità e schiettezza, esattamente come lo è la famiglia Coso agli occhi dei suoi componenti, Un boss in salotto si fa così manifesto dell’Italia di oggi e del pensiero dell’italiano medio, riservando molto del merito alle divertenti situazioni comiche, alla spigliatezza dei dialoghi e alla spontaneità dei suoi protagonisti: una comica e drammatica Paola Cortellesi che caratterialmente ricorda l’algida madre de La signora ammazzatutti (1994), un altrettanto convincente Luca Argentero nei panni dello “sfigato” padre e marito ubbidiente, un genuino e spontaneo Rocco Papaleo e una coppia di ragazzini come Nanni e la De Cocci, che dimostrano buone doti e dinamicità.
Grazie quindi ad un cast ben amalgamato e ad una buona regia e sceneggiatura ricca di trovate e gags divertenti, Un boss in salotto riesce a regalare una pellicola adatta a tutta la famiglia, facendo ben sperare in un cinema italiano che sappia ancora far rallegrare gli animi senza cadere nel volgare e nello scontato.
Alice Bianco