Un matrimonio da favola – Recensione
Un matrimonio (poco) da favola a dire il vero, semmai qui si tratta di un’agrodolce rimpatriata di cinque vecchi compagni di scuola. Si, perché la nuova commedia della “ditta” Vanzina, Un matrimonio da favola, sembra prendere lo spunto iniziale dal recente successo di Immaturi mescolato con qualche (dichiarata) suggestione proveniente dal verdoniano Compagni di scuola.
Anche perché tutto inizia con un prologo ambientato nel 1990. Protagonisti del film sono cinque ex compagni di liceo che si ritrovano più di vent’anni dopo la maturità. Daniele (Ricky Memphis), l’unico ad aver fatto carriera, invita tutti al suo matrimonio a Zurigo con Barbara (Andrea Osvart), la figlia del noto banchiere svizzero per cui lavora. Gli ex compagni accettano entusiasti anche perché vengono ospitati in un lussuoso hotel a cinque stelle: è l’occasione per una rimpatriata, anche se per gli altri la vita non è stata altrettanto generosa. Ognuno aveva dei sogni ma nessuno è riuscito a realizzarli. Rivendendosi, i cinque amici ritrovano la complicità di un tempo ma si trovano anche a rimettere in gioco le loro vite e aspirazioni. Durante il weekend in Svizzera avranno modo di raddrizzare i loro destini in una girandola di equivoci in cui ognuno troverà il coraggio di esprimere la sua vera natura.
Una bella (e un po’ scontata) galleria di ex compagni di scuola per il promesso sposo emigrato (per amore e per denaro) in terra elvetica. C’è il fascinoso Luca (Adriano Giannini) che voleva viaggiare per il mondo e si è ridotto a fare la guida turistica al Colosseo (rimorchiando turiste straniere), il fedifrago Giovani (Emilio Solfrizzi) che voleva diventare agente di Borsa e ora si ritrova negoziante di borse sposato con Paola (Paola Minaccioni) agguerrita avvocato divorzista ignara del fatto che il marito ha una tresca con Sara (Ilaria Spada) giovane amante che ignora che lui sia sposato, Alessandro (Giorgio Pasotti) costretto dal padre a seguire la carriera militare e a nascondere la sua omosessualità, e infine Luciana (Stefania Rocca), asso della squadra di calcio del liceo costretta ad abbandonare lo sport dopo un incidente, che ha sposato il perito della sua assicurazione, il petulante Fabio (Riccardo Rossi), non dimenticando la cotta che aveva per Alessandro.
Ecco la classica girandola di tradimenti, bugie, fraintendimenti, come nelle più classiche commedie vanziniane, ancora una volta con Carlo alla regia e Enrico alla sceneggiatura (coadiuvato dallo stesso Carlo e da Edoardo Falcone). Sul fronte personaggi e situazioni, niente di nuovo sul fronte “vanzinate”. E così ecco i classici maschi infedeli, le donne “arpie”, le giovani amanti (la commessa che si alza alle sei e prende tre autobus per meno di mille euro al mese ma che non smette di sognare il grande amore), le brave ragazze che si sono accontentate di una mediocre vita da casalinghe. Si distingue per essere una new entry, il personaggio del gay aggiornato al terzo millennio e trattato in maniera migliore che in passato (anche se i Vanzina non resistono alla tentazione di ‘liberarlo’ dalla sua omosessualità con una nottata con l’ex compagna di classe).
Le scene più divertenti però non vengono dagli ex compagni di scuola ma dai caratteri di contorno: la madre burina (interpretata da Roberta Fiorentini) e “il zio” ladro di professione del promesso sposo (uno spassoso Max Tortora), vere maschere della più tipica commedia all’italiana con evidenti richiami a illustri esempi del genere come la coppia di fruttivendoli dell’episodio Le vacanze intelligenti diretto e interpretato da Alberto Sordi e inserito nel film Dove vai in vacanza?
L’unica novità da registrare è un tocco più lieve e una certa vena malinconica di fondo nel ritratto di questi quarantenni che vivono di sogni infranti e di aspettative deluse, personaggi ancora alla ricerca di sé stessi.
Oltre alle già citate pellicole di Genovese e Verdone, il film richiama anche alcune famose wedding comedy come il recente Tre uomini e una pecora (anche i Vanzina si sono lascati tentare dall’ormai classica gag con animale malcapitato).
Una commedia perfettamente circolare, aperta e chiusa da una partita di calcio. Ma, nel passaggio dal 1990 al 2014, gli abiti e gli animi sono diversi e un’amara nota di “celeste nostalgia” risuona ancora una volta nell’aria.
Elena Bartoni