Unfriended – Recensione
Screencasting, la nuova frontiera del cinema, o almeno, dei film thriller/horror. Il pioniere, è il regista Levan Gabriadze, che ha dato vita ad un film interamente girato usando la tecnologia a portata di mano di tutti: il web e in particolare le chat Skype.
Alcuni amici, nell’anniversario della morte di Laura (Heather Sossaman) si sentono sul programma chat online e ricordano con divertimento il giorno in cui a scuola si è sparata (i video sono ancora online) a causa di un video postato sul web in cui la si prendeva in giro. Ad un tratto si materializza un utente sconosciuto, non riescono ad eliminarlo o estrometterlo e dopo un po’ comincia a parlare con loro, sostenendo di essere Laura stessa in cerca di giustizia.
Cos’è successo in quel video incriminato? Chi è questa persona che fa finta di essere la defunta Laura? I quattro amici cercheranno di scoprirlo, ma ognuno di essi ha a sua volta delle cose da nascondere, confessioni che pian piano, tra grida ed imprecazioni, fanno capolino nella narrazione.
Come un infinito piano sequenza, il film rappresenta la nuova era o il tentativo di creare un nuovo genere di pellicola. I tutorial su Youtube e ancora meglio la nascita delle webseries ha inoltrato gli internauti in questo mondo, ma ora arrivando sul grande schermo, la tecnica dello screencasting e l’uso dei programmi multimediali in Internet, è fruibile ad un pubblico più vasto.
I video postati sul sito Youtube diventano i flashback della narrazione, i fantasmi o presunti tali, per creare quell’alone di mistero, diventano degli utenti anonimi e i rapporti fra i vari personaggi sono comprensibili fin dall’inizio.
La suspense, la paura e il ritmo ben cadenzato e a tratti velocizzato per raggiungere il climax e sorprendere lo spettatore, ci sono. A poco a poco infatti, ci si inoltra nella storia e si arriva a conoscere gli intrecci e gli intrighi, l’atmosfera da thriller/noir infatti, assume i contorni tipici dell’horror e ricordando un po’ la saga Saw, i ragazzi sconteranno le pene delle proprie colpe.
Attraverso dialoghi ben costruiti, grida ed imprecazioni adatte al clima, Unfriended ha proprio la particolarità di costruirsi e svilupparsi facendo leva sui suoi personaggi, finendo anche per mandare un messaggio e una morale, concentrandosi sul problema del cyberbullismo e della perfidia dei ragazzi coetanei. L’anima del film, moderna ma allo stesso tempo classica, finisce per essere la chiave vincente della pellicola, un buon primo esperimento.
Alice Bianco