Universitari (Molto più che amici) – Recensione
Il “pianeta mocciano” torna anche quest’anno con una nuova commedia per ragazzi che abbandona il mondo adolescenziale di Amore 14 e tenta di volgersi verso una fascia di età più elevata: studenti ventenni al primo anno di università. Questi, infatti, i protagonisti di Universitari – Molto più che amici, ennesimo film scritto e diretto da Moccia, nel quale il regista esplora e riproduce le difficoltà, le paure e le insicurezze di ragazzi che devono affrontare la vita e capire chi sono, con situazioni famigliari difficili e affetti poco presenti.
Ambientato a Roma, gli universitari del film sono tre ragazzi e tre ragazze fuori sede, studenti presso La Sapienza, che vivono sotto lo stesso tetto: “Villa Gioconda”, un’ex clinica in disuso affittata, in nero, dalla proprietaria. Carlo (Simone Riccioni), protagonista e voce narrante, appassionato di cinema, studia regia presso il centro di cinematografia; Alessandro (Primo Reggiani) è un dongiovanni iscritto al primo anno di Medicina per volere del padre ma con il sogno di diventare cabarettista; Faraz (Brice Martinet) è uno studente iraniano, bello, vanitoso e ambizioso; Giorgia (Nadir Caselli) è una ragazza eccentrica, appassionata di design, alla perenne ricerca di attenzione da parte dei genitori, sempre assenti e in giro per il mondo; Francesca (Sara Cardinaletti), di Sora, seria e studiosa, ha sempre paura di deludere il padre iperprotettivo (Maurizio Mattioli); Emma (Maria Chiara Centorami), casertana, sogna di intraprendere la carriera televisiva come concorrente del Grande Fratello, ma ha anche lei un rapporto da recuperare con la madre (Barbara De Rossi). Aiutandosi l’un l’altro, i personaggi trovano a “Villa Gioconda” non solo degli amici, ma anche una vera e propria famiglia.
Gli stereotipi ci sono tutti: il dongiovanni universitario perditempo incarnato da Alessandro, la velina di turno rappresentata da Emma, la brava ragazza dalla bellezza acqua e sapone con il volto di Francesca attratta, alla fine, dal suo simile speculare Carlo che per fisionomia e interpretazione ricorda il Mirko del telefilm italiano Love me Licia (è facile immaginarlo con i capelli biondi e il ciuffo rosso). Ogni personaggio ha alle spalle le solite situazioni famigliari, trite e ritrite: genitori divorziati e sempre in lite, padri invadenti e apprensivi o assenti e troppo presi da loro stessi, sorelle minorenni con problemi di debiti e droga e madri lontane ma pronte a recuperare il rapporto con i figli. Non mancano relazioni clandestine, delusioni e amori che sbocciano. Un tocco di diversità poteva darlo Faraz, lo studente iraniano, il quale, tuttavia, finisce per incarnare il ruolo del bel ragazzo e basta, con poche considerazioni sul suo Paese di origine che invece poteva essere una realtà nuova di cui parlare in modo interessante e approfondito.
Se la sceneggiatura propone brevi guizzi divertenti con vicende che strappano qualche sorriso qua e là, presto finisce per perdersi in situazioni scontate, trattate in modo superficiale o solo accennato, con battute fuori luogo che si esplicano in semplici luoghi comuni spacciati come consigli e perle di saggezza. Tutto scorre privo di sostanza e spessore, con colonne sonore che, a tratti, tentano di risollevare i toni, e dinamiche appropriate più a una serie o un film ideato per la tv, sullo stesso piano di Grandi domani o Compagni di scuola, piuttosto che per il grande schermo.
Nonostante i termini di paragone non siano così elevati, Universitari è meglio dei precedenti lavori di Moccia ma resta sempre caratterizzato da scontatezza, puerilità e banalità di clichè: un grande calderone in cui c’è un pizzico di tutto, senza né capo, né coda, con l’ alta pretesa di confezionare un film che rispecchi la realtà e che trasmetta qualcosa di profondo.
Nelle sale italiane dal 26 settembre, se la pellicola non farà presa sul mondo degli universitari al quale si rivolge fin dal titolo, nella peggiore delle ipotesi (purtroppo) conquisterà ancora lo stesso pubblico di adolescenti già affezionato a Tre metri sopra il cielo e Scusa ma ti voglio sposare.
Elisa Cuozzo