Vacanze di Natale – Recensione
Potrà forse sembrare una provocazione inserire Vacanze di Natale, il primo fortunato film della serie del lontano 1983 firmato fratelli Vanzina, nell’olimpo dei film da “Voto 10”.
Provocazione? Decisione discutibile? Scelta azzardata? Forse a prima vista tutte e tre le cose, ma riguardando il film oggi non si può non prendere coscienza del posto cruciale che ha occupato, col passare degli anni, nella storia del cinema italiano.
La storiella è più o meno la solita, la solita che raccontavano anche illustri predecessori del passato di celluloide con le avventure, i tradimenti, i passatempi, di un gruppo di persone diverse che si intrecciano in uno stesso luogo di villeggiatura. Storielle già note ai tempi in cui il ragioniere italiano-medio Alberto Sordi vinceva un soggiorno-premio nell’esclusiva località di Cortina nel film Vacanze d’inverno diretto da Camillo Mastrocinque nel lontano1959.
Qui siamo nel 1983 e di nuovo un gruppo di villeggianti, per la maggior parte molto benestanti, si ritrova a trascorrere le vacanze di Natale a Cortina. C’è la famiglia Covelli, borghesia romana: padre avvocato, madre bionda-e-annoiata, due figli, il romanista sfegatato Luca con bella e trascurata fidanzata Serenella (Antonellina Interlenghi) e Roberto (Christian De Sica) mondanissimo giramondo nevrotico che sfoggia l’ultima conquista, la bella americana Samantha (Karina Huff). C’è poi la coppia milanese super benestante composta da Donatone (Guido Nicheli, immagine per antonomasia del ricco milanese anni ’80, un asso della guida, uno per cui “Alboreto is Nothing”) e l’annoiata moglie Ivana (Stefania Sandrelli). A dare colore alla solita “bella gente” di tutti gli anni, c’è la ruspante famiglia romana Marchetti per la prima volta in vacanza a Cortina composta da padre Arturo macellaio di viale Marconi che ha preferito le Dolomiti a “Ovindolo” (un Mario Brega perfetto), madre, nonna e figlio tenerone Mario (un giovanissimo Claudio Amendola), romanista sfegatato e amico di Curva Sud di Luca, che non può fare a meno di restare colpito dalle grazie dell’inarrivabile Samantha. Su tutti, a fare da “testimone canterino” il cantante di piano bar Billo (Jerry Calà) veterano del posto e incorreggibile playboy.
Sullo sfondo della località più “in” delle nevi nostrane dove, come recita un battuta, “si passa il tempo a domandarsi cosa fare e non si fa mai niente”, si intrecciano amori, tradimenti, risate, battute, gigionate. Un film leggero leggero, condito da una colonna sonora composta dalle più famose canzoncine orecchiabili dei primi anni ’80, su cui in molti all’epoca non avrebbero scommesso più di tanto. Meno che mai sul fatto che sarebbe diventato il capostipite del filone più remunerativo del cinema italiano (ribattezzato con l’abusato termine di “cinepanettone”) fatto di tante Vacanze di Natale in giro per il mondo. Film girato con poco e che richiama l’idea e la struttura delle commedie vacanziere anni ’50, una pellicola capace di offrire un ritratto impietoso di vizi (tanti) e virtù (poche) dell’Italia del boom anni ’80, ma soprattutto abile nel restituire quell’aria di spensieratezza e leggerezza tipica di quegli anni e, ahinoi, ormai lontana anni luce.
I debiti verso il film di Mastrocinque sono tanti: stessa località (Cortina), stesso filo rosso che percorre diversi episodi intrecciati tra loro (il tradimento), lo stesso chalet complice di corna e immancabili nascondigli negli armadi, stessa presenza del pesce fuor d’acqua “popolano” che ci prova con la donna bella, ricca e irraggiungibile (con Claudio Amendola che nel film di Vanzina riprende il ruolo che fu di Sordi). Il film è diventato da anni uno degli “oggetti di culto” del cinema italiano tanto che nel dicembre 2003, in occasione del ventennale dall’uscita, è stata organizzata una serata-evento con i Vanzina bros. e il cast al gran completo.
Tante le battute memorabili ma una su tutte resta forse la più riuscita, con il super tifoso romanista che la notte di Capodanno, allo scoccare della mezzanotte, non può fare a meno di rivolgere un pensiero a uno dei suoi idoli, ponendosi una di quelle domande entrate nella storia della commedia italiana: “Dì un po’, secondo te dove lo festeggia il Capodanno Toninho Cerezo?”.
Un voto? 10 naturalmente.
Elena Bartoni