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Vinodentro – Recensione

Thriller in salsa italiana che mette insieme troppe intuizioni senza riuscire a trovare la propria strada, portandoci tante buone idee che non trovano coesione, mettendo in scena una pellicola confusa e poco convincente.

Siamo a Trento durante una gara di degustazione di vini. Uno degli esperti è Giovanni Cuttin (Vincenzo Amato) che, mentre sta assaggiando uno dei vari vini, si trova davanti una ragazza che lo fissa, rimanendo ammaliato. Passano dei giorni e la sua ex, Adele (Giovanna Mezzogiorno) viene trovata uccisa. Il primo indiziato è ovviamente Giovanni, che dovrà dimostrarsi innocente davanti alla polizia.

Vinodentro ha un grandissimo problema, quello di mettere troppo in primo piano l’esaltazione del mondo enogastronomico, facendo passare in secondo piano la struttura narrativa, il thriller, che vive quasi in funzione dell’indugio sui vini e le degustazioni. Il regista Ferdinando Vicentini Orgnani, ama questo mondo, e lo si capisce, ma sembra non essere stato in grado di frenare la mano lì dove, il mondo enogastronomico prende il sopravvento sull’aspetto filmico, facendo perdere di vista quasi completamente lo scopo dell’opera.

Nella seconda parte del film, il regista vira, cambia direzione e si fa fatica a collegare il tutto con una prima parte più pesante e appesantita da un certo tipo d’interpretazioni. L’incipit, a questo punto, sembra non servire più e lo spettatore si sente ancora più confuso davanti ad una pellicola che cerca di mantenere alta l’attenzione con qualche citazione filmica qua e là e battute.

Questo alleggerire il tutto non fa altro che confermare la mancata presa di posizione di un registro nel quale Orgnani fatica a districarsi, quasi perdendo il controllo del proprio film.

Infatti, i siparietti che strappano un sorriso stonano in maniera prorompente con la piega metafisica e onirica che, nella parte finale, Vinodentro assume. Una conclusione che sembra campata per aria, lì dove la struttura narrativa non ha fatto nessuno sforzo per costruire le basi per arrivare a questa forzata ‘resa dei conti’.

Vinodentro è una pellicola che ha delle buone cose prese singolarmente, ma che nell’insieme non riescono a conferire una struttura solida all’opera.

Sara Prian

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