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Voyage of Time – Recensione – Venezia 73

Descritto dallo stesso Terrence Malick come “uno dei miei più grandi sogni”, Voyage of Time: Life’s Journey viene presentato, in Concorso, alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia, stupendo visivamente e trasportando lo spettatore alle origini del mondo, a metà fra un documentario naturalistico e la finzione, ma pur sempre ancorato alla profondità dei suoi significati.

Primo documentario di Terrence Malick e film di montaggio che intende mostrare la nascita e la morte dell’universo sconosciuto, Voyage of Time, racconta la storia dell’universo stesso, con immagini potenti, dal Big Bang all’era Mesozoica fino al giorno d’oggi ed altro ancora.

A partire da un progetto ideato decenni fa, Malick, riprendendo The Tree of Life, riporta sullo schermo la sua personale riflessione sulla natura, le origini dell’universo, della Terra, della fauna e della flora, fino ad arrivare all’uomo, passando per l’era dei dinosauri.

Il film ha due versioni, lunga per le sale con voce narrante di Cate Blanchett, e di 40′ per l’Imax con voce narrante di Brad Pitt. Questa vista alla Mostra è la più lunga ed include la versione IMAX con l’aggiunta delle scene in 35mm narrate dalla Blanchett, un viaggio poetico e provocatorio sul futuro dell’universo.

La poesia testuale, con una Blanchett che rivolge dei versi a Madre Natura è la ciliegina sulla torta per un film che per buona parte sembra essere pensato come un documentario, esplora i fondali marini, mostra pesci ed anfibi sconosciuti per poi risalire, mostrare monti e foreste e i loro abitanti.

Voyage of Time non è però visivamente solo questo, alle immagini, Malick alterna spezzoni di documentario vero e proprio sugli usi e costumi dell’uomo tra America e Asia. Ottima modalità per mostrare quale sia il vero rapporto fra natura e uomo, sopratutto come gli esseri umani e gli animali trattino la prima diversamente.

Alla fine però è sempre l’amore ciò che, come spiega la Blanchett, ci unisce: solamente così si può pensare e sperare che una nascita e rinascita, siano ancora possibili. Dal Big Bang alla comparsa dell’uomo, il passaggio è vasto, ma ancor più grande è il coraggio, la fiducia e il rispetto reciproco tra Natura e Uomo.

Il ritmo del film è come i precedenti del regista, che qui dopo circa 36 anni, riallaccia la collaborazione con Ennio Morricone e riesce a donare al film una colonna sonora emozionale ed emozionante che entra nel cuore dello spettatore, per un film che è spettacolare dal punto di vista fotografico e ricco di potere testuale e riflessivo.

Alice Bianco

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