We Are The Best – Recensione
Le uscite del 5 giugno sembrano seguire il fil rouge della crescita, della difficoltà di diventare grandi e trovare il proprio posto nel mondo. Se da un lato in Italia ci pensa Asia Argento e la sua incompresa, direttamente dalla Scandinavia ci arriva “We are the Best”, un coming of age, spontaneo, lineare, diretto dal Lukas Moodysson, esperto del genere.
Stoccolma, 1982. Bobo (Mira Barkhammar), Klara (Mira Grosin) ed Hedvig (Liv LeMoyne) sono tre tredicenni coraggiose, forti, confuse e strane che passano il tempo libero insieme parlando di musica e ragazzi. Tra un danno e l’altro, le tre decidono di mettere su una band punk, anche se l’unica a saper suonare è Hedvig e tutti sostengono che il punk è morto.
Le tre ragazze si trovano unite nell’essere ai margini del micro cosmo scolastico e le persone che le fanno sentire diverse permettono a loro di trovare la forza di emergere, d’imparare a non guardare in faccia a nessuno per diventare grandi nel loro piccolo.
E cosi Moodysson decide di mettersi alla loro altezza, di non essere un deus ex machina, ma di raccontare attraverso gli occhi, a volte naive a volte senza peli sulla lingua, il cruciale passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Ed in questo racconto c’è tutto quello che ci si può aspettare da ragazzine che dai 12 anni si trovano catapultate, in un solo anno, nel mondo teen, decidendo di andare contro corrente.
Il regista con il suo We are the best ci porta in sala il piacere di raccontare una storia semplice, senza grandi picchi, che vuole parlare agli adolescenti attraverso una struttura che vive e si sviluppa come si sviluppano le vite di quei giovani a cui è rivolto. Moodysson non è interessato a fare il maestrino, a dirigere qualcosa di, se vogliamo, finto, costruito, ma ci vuole a tutti i costi raccontare la storia di 3 adolescenti, con il linguaggio, sboccato, a volte sgrammaticamente scorretto, e spontaneo degli adolescenti.
Ed è questa verità che lo premia, questa mancanza di paura nel mostrare le contraddizioni della voglia di essere adulti, ma allo stesso tempo ancorati all’innocenza dell’avere ancora il cuore e la mente bambini.
Tutto è nuovo per Bobo, Klara ed Helvig, tutto è ancora una scoperta eppure non c’è vergogna nel volerlo nascondere, nel dimostrarsi esperte e navigate, anche quando ciò che accade loro, succede per la prima volta.
Se da una parte la scelta fotografica e la costruzione dei personaggi, abbracciati con amore, ci fanno intendere che di punk c’è poco, dall’altra, invece, il punk diventa motore di tutto. Benzina per quella ribellione necessaria per crescere, che non deve, come ci fanno troppo spesso credere, passare per forza per la violenza, ma che si può urlare attraverso una presa di coscienza, un silenzio, un bisogno di trovare un qualcuno da cui essere accettati.
We are the Best è un film pacato che irrompe nei nostri cuori con la musica stonata e fuori tempo delle tre ragazze e che ci fa riscoprire come, anche un racconto dei più semplici e lineari, possa riuscire a narrare una storia, alla fine, universale e senza tempo.
Sara Prian