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Woody – Recensione

Woody è il documentario di Robert Weide sulla genesi, l’ascesa e i passi falsi, di uno dei più grandi registi di sempre, Woody Allen.
La carriera del singolare autore di Manhattan ci viene proposta partendo dalla sua infanzia, dai suoi esordi da cabarettista imbranato, quando si esibiva nei piccoli locali di Broadway, fino agli ultimi lavori, come il romano e discusso To Rome with love.
Attraverso le varie testimonianze di amici, colleghi, collaboratori e grandi attori, apprendiamo una grande verità, ovvero quella che Woody Allen può non piacerti, può realizzare un film l’anno, e non sempre possono essere grandi pellicole, ma inevitabilmente andrai a vederle e belle o brutte che siano, ti lasceranno sempre qualcosa. Non è forse questa la grandezza di un regista? Lasciare che i propri lavori parlino per lui. Lasciare alle persone qualcosa. Allen in questo è un maestro indiscusso. Scopriamo che il suo modo di lavorare è tremendamente arcaico. Lo strumento sul quale compone copioni, testi, o articoli del New York Times, è ancora la vecchia macchina da scrivere comprata quarant’anni fa, con la quale lavora, taglia e ammassa innumerevoli idee, alcune prenderanno vita, altre rimarranno nel suo cassetto in attesa. Le due anime del regista ci vengono mostrate da lui stesso, il suo essere geniale e brillante, in contrapposizione alla sua malinconia, riflessione e indiscutibile negatività. Le due anime che convivono grazie al suo più grande pregio: l’ironia. Il suo essere poliedrico è forse l’arma che è riuscita a portarlo alla soglia degli ottant’anni con innumerevoli lavori all’attivo, non solo regista quindi, ma umorista, cabarettista, autore televisivo, scrittore, clarinista, attore e chissà cos’altro. Perché da Woody Allen puoi aspettarti di tutto. Un’occasione per scoprire l’uomo oltre che l’immagine costruita negli anni da tabloid e curiosità, un modo per capire determinate scelte, avvenimenti della sua vita e pellicole che hanno segnato molti di noi e la cinematografia stessa. Dichiara che, da sempre i temi che caratterizzano i suoi lavori come la ricerca del perché, del significato della vita, della morte, sono per lui fonte di grande curiosità e l’unico modo che ha per rispondere a questi interrogativi è fare film, pellicole che parlino di questo, sono la sua personale ricerca della verità. Il documentario costituito da spezzoni di film, interviste e testimonianze del regista stesso, è cronologicamente rapportato alla sua produzione cinematografica. Molto divertente nella prima parte, in cui, grazie a filmati d’epoca, si possono apprezzare diverse freddure e battute degli sketch di quando era giovane, finisce con l’appiattirsi un po’ nella seconda ora, in cui sembra riproporre solo una carrellata di pellicole. Weide avrebbe dovuto far emergere molto di più il suo brillante personaggio, ciò nonostante il risultato è una godibile incursione nella vita di uno dei più grandi autori che il cinema abbia avuto, sperando di poterne beneficiare ancora a lungo.

Sonia Serafini
 

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