Young Europe – Recensione
Un bell’esempio di come il cinema possa diventare strumento socialmente utile, sposando una buona causa senza pretendere di fare lezioncine morali cadendo in facili tentazioni pedagogiche ma semplicemente usando la potenza suggestiva di immagini e parole.
Young Europe non è un documentario e neanche un reportage, è un vero film che veicola un importantissimo messaggio: quanto sia essenziale osservare poche elementari regole di sicurezza e di buon senso per porre fine alla scia di sangue che quotidianamente percorre le nostre strade. Le cifre sono impressionanti: la media di 11 decessi al giorno per incidente stradale, una vera strage se si pensa che un terzo di questi morti non arriva a 30 anni.
Iniziativa cinematograficamente anomala (non avrà una distribuzione regolare nelle sale), il film del regista bolognese Matteo Vicino (già nei cinema quest’anno con la commedia Outing – Fidanzati per sbaglio) segue le storie di 5 ragazzi europei raccontate dai loro punti di vista. Una fotografia delle nuove generazioni che porta con grande forza espressiva sullo schermo un tema inconsueto per il cinema. Le storie sono quelle di Josephine, ricca parigina lasciata completamente sola da genitori distanti da lei e dal suo mondo, di Julian, giovane irlandese attratto dalle attenzioni di un’affascinante lettrice di spagnolo, e di Federico e Annalisa due adolescenti italiani che cadono vittime della trappola di amicizia di Angelo, un quarantenne che vive una vita senza morale e senza regole.
Girato tra Italia, Francia e Irlanda, Young Europe porta sullo schermo personaggi dalle psicologie ben delineate che vivono situazioni talvolta difficili, comunque di passaggio cruciale.
Ritmo serrato fatto di un montaggio spezzato, bella fotografia, musiche di grande fascino, stile più internazionale che italiano, il film si regge anche su dialoghi ben scritti con momenti di sincera ma non ruffiana commozione. Tutte le storie conducono a epiloghi drammatici mostrando diverse varianti di incidenti stradali ma soprattutto la sottile linea che divide la vita con la morte. “E’ stato solo un attimo”, una delle giustificazioni più comuni di chi provoca incidenti con comportamenti superficiali e distratti, deve risuonare come un drammatico grido di allarme che non si può più ignorare. Il tasso di emotività raggiunto è alto e il film tocca corde sensibili riuscendo nell’intento di scuotere la coscienza di chi guarda. Un plauso anche agli interpreti, dai più giovani (su cui spicca l’esordiente francese Victoria Oberli perfetta nel tratteggiare un ritratto di adolescente disturbata che consuma la vita in lunghe nottate alla ricerca ossessiva dello sballo) fino agli adulti, tra cui ricordiamo Riccardo Leonelli e Camilla Ferranti (che hanno lavorato con Vicino anche in Outing). Menzione a parte merita la partecipazione del grande attore e doppiatore Michele Gammino a cui è affidata la vera voce della coscienza nei panni di un Ispettore della Polizia Stradale.
Il film è tratto dall’omonimo racconto di Matteo Vicino e ha già ottenuto diversi riconoscimenti come il premio per la migliore regia al MIFF 2012, Milano International Film Festival, dopo essere stato proiettato come Evento Speciale al Festival di Giffoni 2012.
Non solo un film ma un vero “laboratorio di idee” come è stato definito, realizzato all’interno del Progetto sulla sicurezza stradale “Icarus”, coordinato dalla Polizia Stradale (produttore del film) con la collaborazione della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale e dell’Università La Sapienza di Roma grazie al contributo della Commissione Europea.
La “giovane Europa” ha bisogno di rendersi conto che l’unica cosa che non è possibile è “non scegliere” e che a ogni azione corrisponde sempre una ricaduta, perché sulla strada la regola, statistiche alla mano, più che la casualità è la matematica.
Mai come in questo caso diventa fondamentale la diffusione. Il film sarà proiettato in 80 cinema d’Italia coinvolgendo più di 50.000 studenti ed è disponibile gratuitamente su YouTube e su www.showbiz-movies.com.
E a un’opera così potente, coraggiosa e drammaticamente realistica (molto più di tanto cinema “giovanilistico”) non possiamo che augurare davvero un record di visualizzazioni.
Elena Bartoni