Sinner: Ho visto il buio, lì ho capito chi mi era amico
Il tennista azzurro, numero uno del mondo, si è raccontato in un'intervista a Esquire
Per Jannik Sinner il 2024 è stato un anno trionfale. Il tennista azzurro è diventato numero uno del mondo, chiudendo in vetta al ranking a fine anno, ha vinto molti titoli, tra cui due Slam, Australian Open e US Open, e le ATP Finals, chiudendo poi con il trionfo in Coppa Davis con l’Italia. Eppure in quest’annata c’è stato anche un momento buio, quello legato alla vicenda doping, in cui poi è stato riconosciuto innocente. Di questo e non solo, l’azzurro ha parlato in un’intervista a Esquire Italia.
Momenti difficili: “Non auguro a nessuno di passare i momenti che ho trascorso io. Ho visto il buio. Non potevo parlarne con nessuno. Non potevo sfogarmi o farmi aiutare. Mi sono sentito perso. Tutte le persone che mi conoscevano e mi guardavano giocare capivano che c’era qualcosa in me che non girava bene. Ho passato notti insonni, perché anche se sei certo della tua innocenza, sai che queste vicende sono complesse“.
I rapporti con le persone in quei momenti: “Tutti hanno detto subito la verità e questo mi ha permesso di giocare. Ma a Wimbledon, in campo, ero bianco come un fantasma, le cose non giravano. Anche dopo, il mio feeling con le persone è rimasto timoroso. Sono entrato ad allenarmi nel circolo di Cincinnati e pensavo: come mi stanno guardando? Cosa pensano davvero di me? Lì ho capito chi mi è veramente amico“.
Come descriverebbe il suo gioco: “E’ un misto tra solido e aggressivo. Ed è polivalente, ma per esempio il gioco a rete non lo so praticare ancora bene. Un giocatore che mi ha fatto crescere tanto è Medvedev. Lo schema del serve and volley non mi appartiene, ma lui mi ha costretto a praticarlo per provare a batterlo. Nel tennis si impara a crescere proprio dal rapporto con il rivale”.
Le sconfitte con Djokovic: “Io sono della scuola che o si vince o si impara. A me perdere spesso con Novak Djokovic ha insegnato molto. Fa bene, mi sveglia“.